Premio Letterario Nazionale “Carlo Piaggia”
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Bartolomeo Di Monaco è nato a San Prisco il 14 gennaio 1942 e risiede a Lucca dalla nascita. Vive a Montuolo.

Ha scritto vari libri che qui ricordiamo:

Opere di narrativa: Cencio Ognissanti e la rivoluzione impossibile; Mattia e Eleonora; Caro papà,  Caro figlio; Cara Anna; Celeste; La scampanata; Giulia; Le tre sorelle; Lo sconosciuto; Gigolò; Lucchesia bella e misteriosa. Storie e leggende; Tales told in Lucca; La casa delle meraviglie; La collina del Santo e del Diavolo; Il nonno racconta. Lucca, favole e leggende; Le favole di nonno Bart.

Opere di saggistica letteraria: Quaranta letture. Percorsi critici nella letteratura italiana contemporanea; Quarantatre letture. Il Sud nella letteratura italiana contemporanea; Generazioni a confronto nella letteratura italiana; Leggiamo insieme gli scrittori lucchesi; Uno sguardo sulla letteratura straniera di ieri e di oggi; Letture sparse tra vecchio e nuovo; Il Risorgimento visto da ‘Il Conciliatore’ toscano del 1849;  Omaggio a Carlo Sgorlon. I romanzi; Scrittori Lucchesi.

Un suo articolo sullo scrittore lucchese Remo Teglia è apparso su Nuovi Argomenti, n. 34 del 2006.

Dirige la rivista d’arte Parliamone.

 

  1. Parlaci un po’ di te. Spiegaci in poche parole chi sei, cosa ami fare e qual è il ruolo della scrittura nella tua vita.

Compirò a breve (gennaio 2018) 76 anni. Il mio pensiero assillante riguarda il momento in cui non potrò più leggere e scrivere. Ho amato scrivere sin da giovane, e ho letto molto.

  1. Se ti chiedessi di parlare di cosa provi quando scrivi, dei tuoi conflitti, delle tue paure, cosa risponderesti?

La scrittura è un servizio. Quando scrivo, mi preoccupo che il lettore capisca ciò che intendo trasmettergli. Rileggo il testo fino a che non risponda a criteri di linearità e di semplicità. Non sempre ci riesco.

  1. Quando hai cominciato a scrivere? Che cosa ti ha spinto a farlo?

Ho cominciato a scrivere intorno ai 15 anni. Conservo ancora dei quaderni scritti a lapis (diventati quasi illeggibili, a distanza di così tanto tempo) in cui sono conservati i miei primi racconti e le mie prime poesie. Si scrive per una spinta interiore difficile a reprimere.

  1. Scrivere, per te, è un modo per…

… aiutarmi a capire il prossimo e le relazioni umane.

  1. Nello scrivere hai un approccio più schematico (es. utilizzo di scalette da sviluppare) o più istintivo (scrittura di getto)?

Le due cose si intrecciano. Si parte con un’idea, poi la storia prende una sua strada, che può collimare con quell’idea o diventare qualcosa di diverso. Una storia ha sempre una propria anima.

  1. Qual è il romanzo che ha “rivoluzionato” la tua vita conducendoti alla scrittura?

“L’angelo del Liponard” di Mario Tobino. Mi ha insegnato che si può scrivere creandosi uno stile personale.

  1. Che cosa consiglieresti agli aspiranti scrittori? Cosa, invece, suggeriresti di evitare?

Consiglierei di leggere molto, soprattutto gli autori italiani.  Suggerirei di rifuggire le mode letterarie, e scrivere secondo il proprio sentire.

  1. Quali sono gli ingredienti perfetti per un buon romanzo?

La scrittura è l’ingrediente principale.  Una storia può anche essere banale, ma se la scrittura ha personalità, la storia narrata acquista lucentezza, penetra e conquista il lettore.

  1. Hai nuovi progetti in vista? Stai scrivendo un nuovo libro? Puoi anticiparci qualcosa?

Sta per uscire con l’editore Tra le righe libri “Le favole di nonno Bart”, indirizzato ai ragazzi. Esso segue un altro libro per ragazzi, “Il Nonno racconta. Lucca, favole e leggende” edito da Maria Pacini Fazzi nel 2014. Ho quasi pronto un altro libro: “Narrativa minore sotto il fascismo”, che è una raccolta di miei saggi-lettura su quaranta autori minori che pubblicarono dal 1919 al 1943. Dovrebbe uscire con il mio editore torinese Marcovalerio nel 2018.