Verardi Beatrice
Universo 2
Entrai nella tavola calda e mi sedetti vicino alla vetrata affacciata sulla strada. Poi mi voltai in cerca del cameriere e la vidi. Una nuvola di capelli biondi volteggiava veloce fra i tavoli consegnando le pietanze. Una volta liberate le mani, scomparve dietro la porta della cucina da cui uscì con un boccale di birra nella sinistra e una bottiglia di vino nella destra. Aspettai che consegnasse le bevande e la chiamai. Si avvicinò e mi chiese: “Posso fare qualcosa per lei?”
La osservai per un secondo, nonostante frequentassi da tempo il locale, abbastanza da ricordare il menù a memoria, non l’avevo mai vista. Ordinai e si diresse in cucina, la gonna ampia che svolazzava leggermente dietro di lei. Probabilmente era stata assunta da poco, gli altri camerieri erano più composti, freddi.
Lei, invece, sembrava essere lì per divertirsi: gli occhi marroni le scintillavano sul viso tondo luminoso di sole, spruzzato di efelidi; o aveva ricevuto da poco una bella notizia, oppure aveva assunto qualcosa di strano. La cosa, però, non mi dispiaceva: in questo paese era raro incontrare persone che non indossassero una maschera di indifferenza.